I "pensieri a mente fredda" - così li ho voluti chiamare, fin da quando cominciai a scriverli nel 2003 - sono espressioni estemporanee di pensieri diversi, volutamente senza punteggiatura, pur mantenendo una comprensibilità di lettura e di senso, ma con un ritmo veloce, un silenzio fragoroso e tormentato di parole, ricordi, situazioni...
Anche un "fissato" per la punteggiatura come me ha sempre subito il fascino di questo particolare modo di scrivere, come a dipingere continuamente un soggetto che cambia, come ad annotare carrellate di immagini, associazioni, osservare e descrivere lo scorrere di un fiume, di un flusso continuo di impressioni... l'indomito flusso di coscienza... Credo che questa sezione, il "Diario", potrà essere un luogo ospitale anche per questo tipo di pensieri, ma NON solo per questi, perché con molta probabilità mi piacerà alternarli ai post più "regolari", formali, anche se pur sempre personali... Molti "pensieri a mente fredda" li ho già scritti, altri li sto scrivendo, altri ancora sicuramente non tarderanno ad arrivare... Vorrei cominciare con un flusso di coscienza che scrissi l'estate scorsa, appena tornato da una mezza mattinata trascorsa - consumata - in un ufficio postale... (...ti adoro Joyce...) #1 Io come tanti altri in questo alienante ufficio postale tutti parlano con tutti io li guardo e non capisco qui tutti sembrano sapere cosa dire di cosa parlare di cosa sparlare anziani disincantati che attendono in fila la pensione signore che usano le bollette a mo’ di ventaglio mi sembra di scoppiare banalità di gesti condizionati e incondizionati è la centesima volta che sento dire che fa caldo e sono appena le dieci e mezza fai la fila fai la fila fai la fila attento a non perdere il turno attento a rispettare la fila attento a prendere il biglietto giusto sennò rifai la fila siamo tutti in fila anche se è una fila informe caotica disordinata bambini che giocano col nastro separatore sono anch’io nella fila una fila confusa insulsa sbuffante sbruffona sono imprigionato in una morsa umana anche questa è massa una micromassa di umanoidi mi arriva lo sguardo svogliato dell’impiegato guarda me guarda gli altri guarda i colleghi guarda il tempo andare a farsi fottere buongiorno buongiorno che deve fare devo pagare la corrente mi spiace ha sbagliato biglietto deve rifarne uno nuovo e rifare la fila la fila la fila la fila la fila ma perché non cade mai un meteorite quando c’è bisogno la burocrazia è la dittatura criminosa dell’ordine forzato la burocrazia è il labirinto del potere noi siamo tutti Teseo ma Arianna non c’è non c’è più così quando il Minotauro c’incontra ci fa il culo a brandelli oh burocrazia perdizione legalizzata dell’individuo cosa siamo siamo codici fiscali siamo stringhe alfanumeriche siamo codici iban siamo partite iva siamo partiti col cervello da un bel pezzo siamo avatar cartacei sulle patenti siamo nomi da annotare sui verbali siamo tagliandi da far vedere al vigile che pure ha le sue crisi ma in servizio non te le dice siamo fregati dalla nascita siamo macchine sempre sotto revisione e se non funzioni ti spediscono al lazzaretto la società è malata di peste conformistica eh certo ma tu vuoi un posto di lavoro un posto nella vita un posto nel mondo un posto a sedere un sedere a posto il maxischermo il lettore dvd la macchina in garage la casa al mare la tua squadra su sky la bolletta snai la birra accanto al piatto la moglie fedele l’amante disinibita che ti balla il burlesque e ti sbatte le mutandine rosse sul muso ma ha l’età di tua figlia eccoli questi ventenni che sfrecciano in macchina sfidano la vita e la morte ma a duecento orari come la vedi la strada come la vedi la vita forme indistinte in fuga prendi per scontato che non succeda a te impassibile spettatore di naufragi freddo osservatore delle rovine altrui e per la strada la gente porta i cani a spasso i bimbi a spasso milioni di operai a spasso famiglie sull’orlo dell’indigenza il prete ci fa l’omelia e dice che il mondo è dei giusti macché il mondo è in mano alla massoneria in mano ai magnati ai grandi patrizi del terzo millennio ai grandi feudatari dei capitali industriali operai servi della gleba ingranaggi di una catena di montaggio questa crisi è pilotata è un complotto mondiale vogliono far pulizia e ci stanno riuscendo inventano malattie in laboratorio pandemie artificiali e le case farmaceutiche ingrossano il loro stomaco fino a debordare fino a vomitare soldi stanno ammazzando la gente senza fare uso di armi e ci stanno riuscendo siamo tante prede inoffensive il fine del potere è il potere il fine del potere è l’affermazione di se stesso centuplicato ma quale amministrazione quale legislazione quale magistratura quale costituzione quale bene comune il fine del potere è il potere una scontata tautologia che miete vittime da secoli |
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Francesco Macaluso (1983), dottore magistrale in storia e filosofia, musicista a tempo perso, appassionato di troppe cose... ArchivesCategories
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